venerdì 19 febbraio 2021

L'UOMO CHE CAMMINA

RECENSIONE: L'UOMO CHE CAMMINA

di Roberto Bardoni edito da Il seme bianco


disponibile in tutte le librerie e negli store on line
Categoria: giallo storico pag.169
Consigliato ad un pubblico adulto

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TRAMA

Savona, 30 aprile 1974, un'esplosione colpisce il palazzo di un noto senatore democristiano.
Più per dovere che per propria volontà, è il commissario Pirandello a indagare su un caso che, a detta di tutti, sembra solo un atto intimidatorio dell'estrema destra.
Pirandello, uomo avvenente e di spirito, con un matrimonio in crisi e una rubrica piena di donne sempre pronte ad andare a letto insieme, è ben felice di mettere subito la parola fine dell'inchiesta.
Serviranno altre due bombe per far capire al commissario che c'è un sottile filo rosso che collega tutto. Inizia così un'indagine complessa, con nuove bombe che esplodono in una città rossa di rabbia e di pensiero politico, dove s'intrecciano le storie di Pirandello e dell'uomo che cammina.

"Mancavano pochi minuti alle nove quando il mondo esplose. Il portone, ante di ferro e di vetro, venne lanciato con prepotenza nel vento e mille per mille schegge si infilzarono ovunque. L'onda d'urto percorse via Paleocapa, dal cinema Astor fino alla fine."

RECENSIONE
Il testo è ben strutturato e incuriosisce sin dal prima pagina. I dialoghi sono scarsi, come giusto che sia in questa tipologia di romanzo, ma ben serrati e incisivi. Nulla è lasciato al caso. L'autore anche se in quegli anni ancora non era nato, si percepisce che ha fatto delle ricerche approfondite per poter ripercorrere quel periodo in modo meticoloso e riportarlo in questo libro. Gli ambienti, i luoghi e le strade sono reali e rendeno bene l'idea. Anche la copertina è studiata ad arte. Al termine della lettura ti rendi conto che non poteva scegliere un immagine più appropriata.
Il testo è diviso in brevi capitoli che ogni tanto sono intervallati da una pagina che riporta il pensiero dell'antagonista, arricchendo di più la storia e invogliando il lettore a leggere con estrema attenzione, per voler cogliere ogni minuscolo dettaglio e risolvere il caso prima del nostro protagonista.

Il protagonista (commissario Pirandello) non è il calssico eroe che si butta a capofitto per risolvere ogni problema, anzi se può cerca di evitarli e sottrarsi ad essi. E' un uomo che ha fatto del suo sarcasmo il suo scudo protettivo. L'immagine che dà è comunque di una persona forte, determinata che si è arresa alle vicessitudine della vita e si rifugia per evitare di affrontarle. Ma questo caso gli piomba addosso ed è costretto -inizialmente - ad occuparsene, risvegliando in lui la passione e la caparbietà per il suo lavoro, che svolge in modo accurato e attendo.

"Vide perfettamente il fascicolo color verde sul tavolo vicino la porta del suo ufficio. Non si ricordava come ci fosse arrivato, sapeva solo che un giorno si era materializzato lì e l'aveva visto crescere lentamente, come una piantina regolarmente innaffiata. Ovviamente, il commissario non era mai stato neanche sfiorato dalla curiosità di alzarsi dalla sedia per aprirlo."

"Una volta è un caso, la seconda una combinazione, fortuna. La terza è la conferma. Sta giocando con noi."

Il testo non si limita a descrivere i fatti accaduti di quel periodo come una sequenza, una didascalia, ma racconta anche  come le persone vivevano la paura e l'angoscia di questi attentati e soprattutto di come li affronta.

"E' la paura Dotto. Solo ieri quella signora avrebbe ignorato una cosa ovvia come vedere due ragazzi che caricano una macchina. Oggi, invece, ha visto due attentatori. Sta cambiando il nostro modo di vivere anche le cose più normali."

Man mano che le parole riempiono le pagine, le bombe continuano a esplodere sempre senza causare feriti, il commissario continua a indagare per capire il nesso, il motivo che si cela dietro di esso. Cosa spinge il nostro bombarolo, forse la politica? In quegli anni c'erano molti movimentati legati al fascismo e alle brigate rosse. Oppure è un attacco diretto contro il nostro commissario?
Il lettore si pone molte domande, vaglia diverse strade per arrivare alla soluzione, ma le pochissime tessere del puzzle non si incastrano mai, è un vero e proprio rebus, scritto e pensato a regola d'arte.
L'antagonista è molto presente e coerente con se stesso, gioca in modo perfetto e preciso, è attento, calcolatore e analizza con cura ogni piccolo imprevisto. 

"Preparo tutto per l'esplosione e lascio un regalo per chi mi dà la caccia. Probabilmente, mi arriveranno molto, vicino, verranno a sapere molte cose, ed è proprio quello che voglio."

I personaggi all'interno del testo, che fanno parte della vita del commissario e anche quelli più marginali hanno un ruolo  importante all'interno della storia che non dobbiamo trascurare.

Il finale è del tutto inaspettato e ti lascia con una leggero retrogusto amaro in bocca.


Guarda la video recensione in cui leggerò brevi estratti tratti dal libro.

 


mercoledì 10 febbraio 2021

C'era due volte il Barone Lamberto

 RECENSIONE: C'ERA DUE VOLTE IL BARONE LAMBERTO

di Gianni Rodari (Einaudi Ragazzi)

disponibile in tutte le librerie, negli store on line o nelle biblioteche. Tot.pag.121

Categoria: narattiva ragazzi
Consigliato ai ragazzi da 8 anni in su per gli appassionati di lettura, altrimenti da 11 anni in su.


TRAMA
Nella villa sull'isola di San Giulia vive il Barone Lamberto, richissimo Signore di ben 93 anni che soffre di 24 malattie e possiede 24 banche nel mondo.
Vive nella villa insieme al suo fedelissimo maggiordomo Anselmo e sei dipendenti che devono ripetere in continuazione a turno il suo nome.
La ripetizione continua del suo nome è il meccanismo che tiene in vita il barone, e Lamberto ha iniziato a metterlo in pratica dopo aver sentito una profezia al riguardo da un santone arabo durante un viaggio in Egitto.
Un giorno San Giulio viene occupata da 24 banditi, anche loro di nome Lamberto, i quali sequestrano il barone e chiedono un riscatto, mentre il nipote del barone, Ottavio, l'unico erede, studia un piano per ucciderlo in modo da ottenere l'immensa eredità.
Un giorno Ottavio mette un sonnifero nella cena dei sei dipendenti, in tal modo essi si addormentano, e non pronunciano il nome del barone per l'intera nottata, questo basta per farlo invecchiare di colpo e morire.
Anselmo al mattino si accorge del decesso e licenzia in tronco le sei persone, ma improvvisamente, durante il funerale, il barone resuscita, in quanto il suo nome è stato pronunciato da tutte le persone presenti alla cerimonia, che parlano di lui.


RECENSIONE
E' difficile recensire uno scrittore del calibro di Gianni Rodari. I suoi testi leggeri, ironici, divertenti e quasi surreali ti cattaruno dall'inizio, lasciandoti la curiosità nel proseguire la lettura. Il testo non è mai banale e soprattutto semplice da leggere. La semplicità e l'ironia con cui affronta i temi importanti all'interno del libro che sono la vita, la morte, l'anzianità e il valore dei soldi è il suo punto di forza, rendendo il testo adatto sia a giovani lettori che adulti. Ogni personaggio ha una sua particolarità, come ad esempio il fedelissimo maggiordomo Anselmo che porta sempre un ombrello al braccio, anche se non piove. Ovviamente non mancano colpi di scena, situazioni paradossali e trovate divertenti.
L'ho letto con estremo piacere, divertendomi e soprattutto con immensa curiosità nel capire come potesse concludersi. 
Il finale è del tutto inaspettato oltre che aperto e a libera interpreatazione per il lettore.

In questo video, ospite la giovane lettrice Giulia che ci racconta il libro. Clicca qui sotto per non perdertelo!